L'erudito di Granata voltò allora ed ampliò dall'arabico in italiano, il manco male ch'ei poteva, i suoi viaggi in Affrica ed Egitto, e scrisse in latino notizie biografiche di parecchi medici e filosofi musulmani; opere pregevoli, sopratutto in que' tempi: se non che l'autore, non avendo seco i manoscritti che gli occorreano, dovea affidarsi alla memoria o a note di taccuino; e la memoria delle cose viste con gli occhi, in lui come in ogni altro uomo, era più tenace assai che quella delle cose lette nei libri. Indi è che troviamo Leone sì verace e preciso nelle descrizioni geografiche, e sì difettivo nelle notizie storiche(385) e peggio in fatto di cronologia: oltrechè, i dettati suoi furono raccolti e pubblicati quando, venutagli a noia la città eterna e il cristianesimo, ei se n'era tornato tra i Musulmani, e non s'era inteso più parlare di lui in Europa. Probabile è che Leone, mescolando ricordanze nette ed idee dubbie e conghietture, com'egli a Roma o anco in Barbaria avea inteso il nome di Alcamo, antica città saracena di Sicilia, riconobbene di leggieri la origine da un nome proprio usato dagli Arabi antichi; e supponendo che il fondatore fosse uomo di nota vivuto nei primi tempi dei conquisto, lo accoppiò bene o male con Ased, il solo nome che gli ricorresse certo nella memoria, quand'ei pensava ai pochi righi che per avventura avea letto intorno il conquisto di Sicilia. A sincerarci ch'ei conoscesse poco assai dei fatti di Sicilia, basterà percorrere il paragrafo in cui ne tratta per incidenza, dicendo di Kairewân e degli Aghlabiti(386), dov'ei porta come contemporanei il conquisto di Sicilia e la fondazione di Rakkâda in Affrica che seguì mezzo secolo appresso (877). Con simile anacronismo ei confuse il conte Ruggiero col re del medesimo nome, e il conquisto dell'isola sopra i Musulmani col tempo di prosperità in cui fu compilata a Palermo la geografia di Edrisi(387).
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