Dove poi il Fazzello leggesse lo sbarco a Selinunte, l'arsione delle navi e lo strano supplizio dei Selinuntini, invano l'ho ricercato, nè saprei appormivi; poichè queste favole grossiere non si leggono appo Leone, e gli annali musulmani che il Fazzello cita come seconda autorità mi sembrano zibaldone inedito, o forse non li vide mai egli stesso, nè li allegò che su i detti altrui. E ben quella appellazione di Biled-el-Bargoth mi puzza d'impostura di qualche giudeo arabizzante, di que' che nel decimoquinto secolo fecer girare il cervello agli archeologi di Palermo, spacciando per iscrizioni caldaiche scolpite in pietra, poco appresso il diluvio universale, i versetti del Corano e nomi proprii che si leggeano su certe torri nella capitale della Sicilia. Perchè Beled-el-Borghût significa, sì, in arabico, Terra delle pulci; ma questo sconcio nome era moderno; era corruzione di Polluce, come or chiamano i dotti, una torre presso le rovine di Selinunte, o piuttosto di Belgia, voce arabica, o di Belich, nome di un picciol fiume tributario dell'Eufrate(388): dall'una o dall'altro dei quali gli Arabi chiamarono Belgia un castello or distrutto, e un fiumicello che scorre lì presso, al quale è rimaso il nome di Belici. In ogni modo, il villaggio che rimase almeno fino agli ultimi del duodecimo secolo nel sito di Selinunte, avea nome, come leggiamo in Edrisi, Rahl-el-Asnâm, il borgo cioè degli Idoli, che non ve n'ha penuria tra le rovine di quei tempii colossali ben chiamate i Pilieri dei Giganti.
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