Corrotto per danari, il prefetto violentemente toglieva ad Eufemio la fidanzata Omoniza, fanciulla di rara bellezza, per darla in braccio a un rivale. Ed Eufemio, cercando vendetta, si imbarcava coi servi suoi per l'Affrica; andava a profferire la signoria della Sicilia a quel barbaro re; il quale, colmatolo di doni, lo rimandò nell'isola con un esercito. L'ingiuriato amante, così entrato per forza d'armi in Catania e fattavi molta strage, ammazzò tra gli altri il prefetto. Tanto narra l'anonimo salernitano, senza recar la data; ma lavora di rettorica a fingere le ambasce e minacce d'Eufemio(393).
Quest'episodio erotico, preso al rovescio con farvi Eufemio offensore invece di offeso, è quasi la sola tradizione che ci tramandino i Bizantini su la guerra di Sicilia. Come sorgente primitiva loro si allega la storia particolare e contemporanea di un Teognosto: opera perduta in oggi(394). Rimanda in fatti a Teognosto, per più ampio ragguaglio del caso di Sicilia, la principale tra le cronache bizantine che possa fare autorità per quel tempo, la Cronografia detta di Costantino Porfirogenito imperatore, scritta per suo comando e da lui messa in ordine e postillata, la quale va in principio della continuazione a Teofane(395). Da questa cronica, che ha data certa della metà del secol decimo, tolsero il fatto Cedreno, autore del duodecimo, che vi mutò appena qualche frase, e Zonara che lo compendiò anche nel duodecimo secolo; per non dir nulla del Curopalata Giovanni Scylitzes, il quale, come ognun sa, trascrisse di parola in parola Cedreno senza nominarlo.
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