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      Pertanto Eufemio, rapita la vergine dal monistero, portossela, riluttante, a casa(400)." I fratelli di lei se ne richiamavano allo imperatore; e questi ingiungeva allo stratego di Sicilia che, sendo vero il misfatto, si mozzasse il naso al rapitore, secondo il rigor delle leggi(401). Ma Eufemio, risaputo il pericolo, ordiva una cospirazione coi proprii soldati e con altri turmarchi compagni suoi(402); e, sottrattosi allo stratego che andava per punirlo, rifuggissi appo il miramolino(403) d'Affrica; promettendo che gli darebbe la Sicilia e pagherebbegli largo tributo, s'ei gli concedesse di prender nome e insegne d'imperatore, e lo aiutasse di genti. Il barbaro principe accettava il partito, e s'insignoriva dell'isola, col favore d'Eufemio non solo, ma sì degli altri che avean messo mano con lui alla ribellione. Pervenuto a salti, come ognun se n'accorge, alla irruzione dei Musulmani in Sicilia, il cronista palatino esce di briga con additare ai lettori Teognosto; nè si sofferma che per raccontare un altro episodio drammatico: la uccisione di Eufemio(404). Parlando dello stratego di Sicilia in quel tempo, ei non ne dà il nome; ma più sopra, nel racconto della guerra di Creta, avea detto che Michele il Balbo affidò il governo della Sicilia a Fotino protospatario e capitano d'Oriente, per racconsolarlo della sventura incontrata in quell'altr'isola (825), ove, mandato contro i Musulmani con grosso esercito, i suoi avean toccato una rotta ed ei se n'era fuggito, come pare, senza combattere(405). Questo Fotino era bisavolo di Zoe imperatrice, madre del Porfirogenito.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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