Il Trincea avendo fatto capitano dei soldati d'armata Eufemio della nazione dei Rûm, uom prode e intraprendente, caporione tra gli ottimati siciliani(408), costui andò ad osteggiare la costiera d'Affrica; presevi mercatanti, vi fece bottino, e lunga pezza s'intrattenne a infestar que' mari. Poscia riseppe avere il principe commesso al patrizio dell'isola di torgli il comando e punirlo d'una colpa che gli era stata apposta: e datane contezza ai compagni suoi d'arme, li accese a ribellarsi con essolui. Donde, approdata l'armata a Siracusa, si azzuffò con le genti di Costantino, lo ruppe; una schiera, inseguitolo infino a Catania, lo prese e ammazzò; ed Eufemio fu gridato imperatore. Il quale chiamò al governo d'alcuna provincia un de' partigiani suoi, barbaro, dicesi, di nazione alemanna, forse Armeno(409), per nome Palata(410), cugino d'un Michele che reggea la città di Palermo; ma i due congiunti, messe insieme loro forze, disdiceano il nome d'Eufemio; movean contr'esso; e vintolo in battaglia, uccisigli mille uomini ed entrati in Siracusa, ei fu costretto a fuggirsi in Affrica con la gente che gli avanzava. Così scrivono di seconda o di terza mano i citati cronisti(411). Il Riadh-en-nofûs, raccolta di biografie d'Affricani, compilata, come s'è detto nella Introduzione, verso la fine del decimo secolo o nell'undecimo al più tardi, sopra memorie scritte del nono, offre l'addentellato alla riferita tradizione, e dà i nomi di Eufemio e del Palata; se non che esclude il supposto delle incursioni d'Eufemio su la costiera d'Affrica, o almeno porta a credere che fossero esercitate contro i Musulmani di Spagna(412).
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