Ma Fotino mandato a dar sesto alla Sicilia, sendo favorito dell'imperatore e spregiato dai soldati, prosontuoso e codardo, e volendo fare ammenda della fuga di Creta con qualche grande impresa di polizia in Sicilia, diè opera a spegnere i condottieri più baldanzosi, tra i quali primeggiava Eufemio. In luogo di ricercare il crimenlese, chè non si potea fare onestamente nè senza pericolo, trovò un sacrilegio chiarito o incerto; trovò i fratelli della sposa, tiranni domestici delusi, o pacifici cittadini ingiuriati da un soldato che si fea lecito ogni cosa: e per tal modo, col manto della morale e della religione, Fotino si provò a spezzar la prima verga del fascio. Se non che l'accusato era in sull'armi; gli altri condottieri s'accorsero dell'arte grossolana dello stratego, e videro il proprio pericolo in quel d'Eufemio: donde raccesero immantinenti la rivoluzione. Così mi raffiguro l'andamento dei fatti. Io pongo la sollevazione militare contro Fotino nell'anno ottocentoventisei. La sconfitta, la morte di costui, la effimera esaltazione di Eufemio, la sollevazione di due altri condottieri contro di lui e il novello combattimento di Siracusa, ond'ei fu costretto a fuggire, si debbono credere per filo e per segno come li narrano gli Arabi, e collocare nel medesimo anno ottocentoventisei. Soltanto aggiugnerei ch'Eufemio, detto da Ibn-el-Athîr capitano di soldati d'armata, e da tutti gli Arabi guerreggiante su le costiere d'Affrica, avesse dalla parte sua le milizie siciliane che montavano l'armata dell'isola; perchè, tra gli eventi di Costantinopoli e di Creta, non è da supporre che venisse in Sicilia il navilio imperiale.
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