Altri soldati del presidio, stranieri e mercenarii, si sollevarono al certo con Eufemio; ma non andò guari che i loro capitani, massime i due cugini alemanni o armeni, non parendo loro aver guadagnato abbastanza, e corrotti forse dall'oro imperiale, si rivoltarono contro il novello signore, e gridarono il nome di Michele il Balbo. Riportarono la vittoria i traditori; e nondimeno rimase ad Eufemio non poco séguito tra i Siciliani, come lo dice espressamente la cronaca del Porfirogenito, e come si vedrà ancora dalla narrazione degli Arabi. È indi manifesto che i due elementi dai quali nacque il moto militare dell'ottocentoventisei, tosto si separarono. Le armi mercenarie, come pietra che si gitti in alto, ricaddero verso il loro centro di gravità, ch'era il dispotismo di Costantinopoli. Le milizie siciliane tentarono di spiccarsi dall'impero greco, sì come avean fatto un secolo innanti quelle dell'Italia centrale; ma oppresse da forze più ordinate, nè potendo trovar sostegno nello sfacelo della società civile, si gittarono per disperazione al peggior partito: chiamarono un potentato straniero; e affrettaron così la morte della nazione greco-sicola, ch'era andata decadendo e consumandosi, ormai da mille anni, dopo l'entrata di Marcello a Siracusa.
CAPITOLO II
In questo tempo la guerra civile posava appena nello stato aghlabita, nè era spenta per anco a Tunis, principal porto di quello; ma tal commozione, in luogo di portare spossamento e abbandono come in Sicilia, avea raddoppiato l'attività della giovane colonia.
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