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      Fu discorsa insieme la utilitą della impresa. Messo da altri il partito di infestare la Sicilia, senza farvi stanza nč porvi colonie, levossi a contraddirlo un Sehnūn-ibn-Kādim. "Quanto v'ha," dimandava costui "tra la Sicilia e l'Italia?" "Si va e viene due o tre volte dal levare al tramonto del sole," gli risposero. "E tra la Sicilia e l'Affrica?" ripigliņ; e quelli: "V'ha un giorno e una notte di viaggio." "Oh, se pur avessi l'ale, non vorrei volar su quest'isola," conchiudea Sehnūn; scherzando sul proprio nome che si dą in Affrica a un uccello assai scaltrito. Quest'arguzia per altro non giovņ. I pił, a una voce, deliberarono la guerra; ma d'incursione, non di conquisto(431).
      Allora Ased, che non si era tanto affaticato per una scorreria, pensņ di portarla dassč al fine che si proponea, non ostanti tutti i dottori; e indi si fece, senza rispetti, a chiedere il comando dell'oste che ambivano parecchi altri uomini di maggior seguito per nobiltą di schiatta ed esperienza di guerra. E non curando Ziadet-Allah tal novella ambizione del giurista, forse facendosene beffe, quegli si volse al popolo, e andava brontolando: "Ve' che non mi vogliono, perchč mi tengono uom da nulla! Han saputo ben trovar nocchieri che governino le navi; che bisogno or hanno di chi le faccia andare secondo il Corano e la Sunna(432)?" Ma tanta riputazione ebbe Ased nell'universale dei cittadini da lui esortati e infiammati alla guerra sacra, che Ziadet-Allah piegossi, con tutta quell'indole sua imperiosa, e fece ammenda della passata ripugnanza.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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