Ased di mezzo a loro fe' pigliare Ibn-Kādim, e dargli qualche staffilata, senza spogliarlo, com'era usanza: esempio, perņ, non supplizio, nč vendetta; e meritata vergogna di chi braveggiava per voglia di voltar le spalle al nemico. E cosģ ebbe fine il tumulto. Il biografo chiude questo racconto con bella semplicitą, dicendo che le staffilate non furon pił di tre o quattro; ma che Ased tirņ innanzi costante e vittorioso, tanto che dič ai Greci una fiera battaglia, e ne fe' strage, li ruppe e schiantolli dalla Sicilia(460).
Perchč venian da una mano fresche genti d'Affrica insite coi venturieri spagnuoli di Creta(461); dall'altra Michele il Balbo accozzņ soldatesche, e indusse il doge Giustiniano Partecipazio a mandare in Sicilia l'armata veneziana(462). Ingrossando per tal modo la guerra, si venne a un'altra giornata, al dire d'Ibn-el-Athīr, quando, giunti gli aiuti d'Affrica, il governatore di Palermo uscģ alla campagna con poderoso esercito; ma non sappiamo se i Musulmani fossero sbarcati a Mazara o a Siracusa, e se l'oste di Palermo avesse lor tagliato la via, ovvero combattuto insieme contro essi ed Ased congiunti sotto Siracusa(463). Sentendo venirsi addosso forze maggiori, i Musulmani si cinsero d'un largo fossato; e fuori da quello buccherarono tutto il terreno di pozzette, ottima difesa contro i cavalli, adoperata sovente dai Bizantini e scritta ne' loro libri di strategia. Pur dimenticando le proprie arti, caricarono con vano impeto i Cristiani; si avvilupparono nel mal terreno, e incespando i cavalli e scompigliandosi gli uomini, i Musulmani ne fer macello.
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