Strinsero indi pił fortemente Siracusa per mare e per terra(464): che ormai durava l'assedio da dieci mesi o un anno(465), e si venne a tale che i cittadini proponeano un accordo, e i Musulmani lo ricusavano(466). Non poche altre terre s'eran sottomesse, onde parea da temere che presto le imitasse tutta l'isola(467).
Quando una morķa s'appiccņ nello esercito; della quale, altri dice di ferite, trapassava il grande Ased-ibn-Forāt, nella state dell'ottocento ventotto, ed era sepolto nel campo(468). Lasciņ desiderio di sč nell'universale dell'esercito; e al certo vi si ricordavano a gara le lodi che hanno scritto di lui i biografi: la sapienza, le lettere, la prudenza, l'antica virtł, gli strepitosi fatti che operņ, le famose concioni che tenne nella guerra di Sicilia(469). Mancato lui, la fortuna voltņ le spalle ai Musulmani. Gli statichi delle varie cittą sottomesse fuggirono incontanente dal campo(470), in alcuno scompiglio d'assalto o sedizione; ovvero per bella audacia, volendo andare a gridare per tutta la Sicilia ch'era tempo di togliersi d'addosso i Barbari. E tra costoro non posava la discordia; quando leggiamo che Mohammed-ibn-el-Gewāri, succeduto ad Ased, era eletto al supremo comando, non dal principe aghlabita, ma dall'esercito stesso(471). A ciņ ben si riconoscono coloro che, pochi anni addietro, avean fatto tremare Ziadet-Allah in Affrica, e affrontato il tiranno di Cordova.
D'altronde gli assedianti non poteano sperare nuovi aiuti d'Affrica, dove in quel medesimo tempo gli Italiani aveano osato portar la guerra.
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