Ho notato coteste minuzie, e così farò per lo innanzi quante volte me ne occorra, potendo servire agli studii di linguistica, che or vanno spargendo tanto lume nella storia.
Eufemio trovò a Castrogiovanni la morte ch'ei forse bramava. Appiccata una pratica con terrazzani o soldati, vi fu chi venne seco ad abboccamento; finse volerne consultare in città; andovvi e tornò ad Eufemio un'altra fiata nello stesso dì: e la conchiusione fu che i cittadini si disponevano a fare ogni voler suo e dei Musulmani; sarebbe disdetto il nome di Michele il Balbo, giurata fede a lui la dimane, a tal ora, a tal luogo, a distanza onesta tra le mura e il campo. La notte v'ascosero lor armi. Al nuovo dì, in vestimenta di gala, servilmente lieti, comparvero al ritrovo; e venne dall'altra parte Eufemio con picciola scorta e lasciolla anco addietro un trar d'arco. I cittadini si prostravano dinanzi al posticcio imperatore, in atto di adorazione, come si usava allora, nè è smessa per anco tal vergogna. Ma due fratelli, che par fossero stati amici d'Eufemio innanzi la guerra, si spiccano dal branco degli adoratori; corrono bramosi ad abbracciarlo: il misero, disusato da lungo tempo alle espansioni dell'affetto, si commosse, si chinò a baciare l'un dei fratelli; il quale amorosamente gli prende il capo con ambo le mani, l'afferra pei capelli, lo tiene con disperato sforzo, e l'altro fratello gli vibra un colpo su la nuca e il fa cascar morto(480). Allor la brigata diè di piglio alle armi occultate: impuni e tripudianti i due traditori riportarono in città il capo d'Eufemio: e forse furono paragonati alla Giuditta, chiamati liberatori della patria, sì come poi la cronaca di Costantino Porfirogenito li disse vendicatori dell'onore imperiale contro un usurpatore.
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