E toccò una sanguinosa sconfitta; sì che s'ebbe a rifuggire a Castrogiovanni, lasciando al nemico moltissimi prigioni, tra i quali si noveravano novanta patrizii, dicono le croniche musulmane(483), forse giovani di famiglie patrizie, e anco di nobiltà minore: ma pur ciò basta a mostrare la importanza dell'esercito bizantino.
Indi l'assedio continuò; nel qual tempo tanto ordinatamente reggeansi i Musulmani, che dell'argento preso batteron moneta. Se ne conosce non saprei dir se due esemplari, o un solo; trovandosene uno pubblicato dal Tychsen, ed uno posseduto dal Museo Numismatico di Parigi, che ben potrebbe essere il medesimo. È moneta sottile, non logora, coniata a lettere cufiche dello stesso stile dei dirhem abbassidi contemporanei; pesa due grammi e novanta centesimi; vale perciò da sessanta centesimi di lira italiana. Oltre le usate formole, la faccia dritta ha nel campo una voce di tre lettere, simbolo particolare degli Aghlabiti, poi il nome di Ziadet-Allah-ibn-Ibrahim, e infine la stessa parola composta Ziadet-Allah nel senso proprio di "Accrescimento (dato da) Dio." Nel campo del rovescio si legge, interpolato alla formola, come ve n'ha tanti esempii, il nome di Mohammed-ibn-el-Gewâri; e in giro: "In nome di Dio questo dirhem fu battuto in Sicilia l'anno dugento quattordici(484)." E si deve intendere dei principii di quell'anno, ossia della primavera dell'ottocento ventinove; nel qual tempo gli Arabi assediavano Castrogiovanni, e mancò di vita Mohammed-ibn-el-Gewâri.
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