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      Così la scorreria finì in segnalata battaglia(519). Seguiano coteste due fazioni nella state dell'ottocento trentacinque; e si terminò con quelle la missione provvisionale di Fadhl, sendo venuto all'entrar di settembre a reggere la Sicilia un altro principe del sangue aghlabita. Fu questi Abu-'l-Aghlab-Ibrahim-ibn-Abd-Allah-ibn-el-Aghab(520), cugin germano di Ziadet-Allah e fratello dell'ucciso Mohammed. Uomo di grande saviezza e vedere politico, come il mostrò promovendo le fazioni navali. Venne con una armatetta in Palermo, capitale della Sicilia, come già la chiama un cronista, di mezzo ramadhan del dugentoventi (11 settembre 835), campato da grave fortuna in cui avea perduto parecchie navi per naufragio ed altre presegli dai Cristiani(521). Tra queste leggiamo che fosse una harrâka, e che una squadra di legni della medesima denominazione, capitanata da Mohammed-ibn-Sindi, uscì immediatamente alla riscossa, e diè la caccia al nemico, finchè la notte non glielo tolse di vista(522); e nei combattimenti che seguirono indi a non molto, si fa menzione altresì d'una harrâka(523) presa dai Musulmani sopra i Greci(524). Or cotesta voce arabica significa appunto "incendiaria"; e però denota le galee da lanciar fuoco, che i Musulmani per avventura avean preso ad imitar dai Greci, tra il fine dell'ottavo e il principio del nono secolo: ancorchè tal foggia di navi in Oriente si fosse anco adoperata ad altri usi, e in Italia al commercio, riconoscendosi quello infausto nome nella appellazione di "carraca" e "caracca" che occorre sì sovente nei ricordi di Genova e di Venezia(525). È manifesto dunque che la colonia di Palermo tentava già il gran problema della tattica navale del tempo, di costruire cioè le navi incendiarie, ed a ciò adoperava le arti conosciute in Africa, in Ispagna, e forse meglio in Sicilia, poichè di harrâke non fanno menzione gli annali arabici, della Spagna nè dell'Affrica.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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