Abu-'l-Aghlab non lasciò in ozio tal novella forza. Mandate alcune navi in una città di cui manca il nome nei Manoscritti, sia che fosse nelle isole Eolie, o nella costiera tra Palermo e Messina, i Musulmani combatterono un'armatetta cristiana, la vinsero, depredarono il paese e tornarono addietro coi prigioni, ai quali Abu-'l-Aghlab fe' mozzare il capo. Un'altra squadra approdata a Pantellaria, vi colse un dromone(526), nel quale, oltre i soldati greci, trovossi un uom d'Affrica fatto cristiano; e tutti al paro furon messi a morte per comando del governatore di Palermo(527): crudeltà non comandata dalla legge, fuorchè contro i rinnegati, e non solita nelle guerre degli Arabi; onde vi si scorge lo accanimento e invidia dei vincitori contro il navilio bizantino che sì raro lor avvenia di sgarare. Al tempo stesso, una torma di cavalli, spinta verso le falde dell'Etna e tra le fortezze della regione orientale, arse le campagne, saccheggiò e sparse gran sangue; ma combattendo, non scannando prigioni(528).
L'anno seguente (221, 25 dicembre 835 a 12 dicembre 836) fatta irruzione di nuovo nel paese dell'Etna, se ne tornarono i Musulmani in Palermo con tanta preda di roba, e sopratutto di uomini, che il prezzo degli schiavi molto rinvilì, scrive laconicamente Ibn-el-Athîr. Un'altra schiera che mosse, credo io, lungo la costiera settentrionale non mai prima infestata, arrivò infino a Castelluccio, rôcca in su i monti a mezza via tra Palermo e Messina, e vi fe' anco bottino e prigioni; ma sopraggiunta dal nemico, dopo aspro combattimento, fu sconfitta.
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