Mandatovi a quest'effetto un segretario, i Musulmani colsero il destro: andarono a Napoli con un'armatetta; la quale costrinse Sicardo a levare l'assedio, a fare un trattato coi Napoletani, ed a render loro i prigioni(539). Questo principio ebbe la lega della repubblica di Napoli con gli emiri di Sicilia, che durņ mezzo secolo, fino al novecento, con tutte le scomuniche dei papi, le minacce degli imperatori e la rapacitą e insolenza dei Musulmani. Son corsi gią dieci secoli, nč la storia ci rammenta altro intimo accordo che questo tra i due paesi, cristiani, italiani e oppressi entrambi; sģ che ben avrebbero avuto ed avrebbero cagione di accostarsi l'uno all'altro, d'amarsi, d'aiutarsi a vicenda!
In altro capitolo si tratterą la guerra condotta dai Musulmani in terraferma; dove si vedranno appieno le conseguenze della detta lega, e si scoprirą la man dei Napoletani che guidava que' pericolosi amici su per l'Adriatico, a fine di gittarli addosso ai Longobardi e di sviarli sempre dalla costiera occidentale. Al quale effetto occorrendo procacciar loro un porto nel lato orientale della Sicilia occupato dai Bizantini, si comprenderą di leggieri come la repubblica di Napoli aiutasse i Musulmani all'assedio di Messina; se pur non fu dessa che lo consigliņ.
Andņ a questa impresa con l'armata, correndo l'anno dugentoventotto dell'egira (9 ottobre 842 a 28 settembre 843), Fadhl-ibn-Gia'far della tribł di Hamadān; il quale, sbarcato in sul porto, cominciņ a stringere la cittą insieme coi Napoletani che gią gli avean chiesto l'accordo, scrive Ibn-el-Athīr. Sparse Fadhl sue gualdane per la campagna; ma nč quei guasti, nč i frequenti e gagliardi assalti dei Musulmani, valsero a sbigottire i Messinesi, eroica gente in tutti i tempi.
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