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      A ponente avrebbero signoreggiato la fondura di Mondello, in oggi paludosa ma coltivata; la quale fu mezza tra pantano e lago nel secolo ottavo; dal nono al duodecimo fu laguna profonda abbastanza da poterlesi dare il nome di Marsa-t-tîn ossia porto-fangoso che troviamo in Edrisi; e tre secoli innanzi l'era volgare era stato capace porto da contenere l'armata di Amilcare: tanto si è ritirato il mare, per alluvione o per sollevamento del suolo, in quello e altri punti della costiera. Il Pellegrino poteva occuparsi solamente per un colpo di mano dalla scala di libeccio: poichè, a tentare l'altra, sarebbe stato presentare battaglia a tutto l'esercito musulmano di Palermo. Però la fazione era audace, non temeraria; e però, non trovata la via, i Bizantini lasciarono ogni speranza e precipitosamente si ritrassero alle navi. Salparono anche a furia; e in una tempesta che si levò perderon sette salandre delle dieci(548).
      Guasti adunque i campi della Sicilia in ogni estate dai Musulmani, e l'ottocentoquarantadue anco dalle cavallette(549), si patì dell'ottocento quarantotto una fame sì cruda, da farsene ricordo tra tante calamità(550). E forse fu quella carestia che domò Ragusa, forte castello in Val di Noto, surto o appellato, sotto la dominazione bizantina, col medesimo nome della notissima città di Dalmazia. I valorosi abitatori di Ragusa in Sicilia scossero poi sovente il giogo musulmano; ma del quarantotto si arresero senza battaglia al tristo patto di abbandonare tutta la roba ai vincitori; i quali ne presero quant'ei si fidarono di portarne; e prima d'andar via abbatteron le mura.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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