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      A costui succedette un uom ferocissimo, eletto dalla colonia, Abu-l'Aghlab-Abbâs-ibn-Fadhl-ibn-Iacûb-ibn-Fezâra, chiaro per la vittoria sopra i Kharsianiti dell'ottocento quarantasei. E incontanente mandò gualdane che corsero il paese de' Cristiani; li ruppero in più scontri sanguinosi; li avvilirono, dice l'autore del Baiân(553); e riportarono il bottino ad Abbâs, come scrivono altri annalisti(554): il che mostra che lo eletto esercitasse ogni ragione di supremo capitano, senza aspettar beneplacito del principe d'Affrica. Questi riconoscendo il diritto della colonia, o non potendo disdire il fatto, mandò tosto ad Abbâs il diploma di elezione. Poi non si mescolò altrimenti nelle faccende di Sicilia; se non che, alla espugnazione di Castrogiovanni, si fece a scriverne lettere solenni ai califo, e gli presentò qualche fior delle spoglie opime, avute come in cortesia dall'emiro di Sicilia. Queste vane cerimonie avanzavano ormai della teocrazia musulmana sì potente e accentrata; nè la Sicilia obbediva all'Affrica, più che questa alla pontifical sede di Bagdad!
      Abbâs continuò impetuosamente la guerra. Condusse ei medesimo l'esercito il dugento trentasette (4 luglio 851 a 21 giugno 852), affidando lo antiguardo al suo congiunto Ribbâh-ibn-Iakûb, che sempre segnalossi per gran valore, e resse poi la Sicilia. Abbâs dapprima assalì Caltavuturo(555), forte rôcca nella giogaia delle Madonie, com'abbiam detto; dove per certo aveano osato i Cristiani far testa, poichè Abbâs dava il guasto al contado, ammazzava i prigioni presi in questa correria e tornavasene alla capitale.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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