Al ritorno da questa scorreria, era giunto alle Grotte di Karkana(577) quando si ammalò, e trapassò al terzo giorno, il tre giumadi secondo (13 agosto 861), dopo undici anni di continua guerra; chè non passò anno, ripetono i cronisti, che la state o il verno, o in ambe le stagioni, non corresse i paesi cristiani della Sicilia, e talvolta anco di Calabria e di Puglia, ove pose colonie de' suoi. Seppellivanlo i Musulmani là dove ei morì; ma non prima furono partiti, che i Cristiani, con vana vendetta, esumarono e arsero il cadavere del crudel capitano, al cui nome tremavano ancora(578).
CAPITOLO VII.
Fin qui gli annali arabi ci hanno mostrato della storia uno scheletro sì, ma non mutilo. Abbiam veduto la colonia di Palermo occupare alcuni luoghi importanti nel centro e su la costiera settentrionale infino a Messina; sforzare a tributo i paesi di mezzodì e levante, eccetto le grosse città murate e qualche regione montuosa; e non parlandosi di guasti nella maggior parte delle provincie odierne di Palermo e Trapani, è da credere che i vincitori tenessero quei terreni. Senza dubbio vi soggiornavano già in cittadi e castella: poco men che una trentina, come si ritrae dal Beladori che vivea di quel tempo a corte di Bagdad(579).
Rivolgendoci alle condizioni delle due società che si contendeano la Sicilia, scorgiamo nell'una, oltre la virtù delle armi e la operosità, anco l'accordo degli animi, che ben si mantenea quando il bottino e i tributi, scompartiti con equità patriarcale, potean soddisfare alle cupidigie.
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