Del rimanente appaiono semplici e chiare le cagioni di quel continuo progredimento della colonia musulmana, nei trent'anni che corsero dalla presa di Palermo, alla morte di Abbâs-ibn-Fadhl.
Verso quel tempo la fortuna cominciò a variare, come ce l'attestano gli annali arabi, or confessando, e più spesso tacendo. Ma poich'essi dicon poco, e i Bizantini nulla, gli avvenimenti ci capitano sotto gli occhi sì interrotti, sì confusi, che sarebbe da metterli in forse a ogni passo, se non si conoscessero le nuove condizioni dei vincitori e dei vinti. Però è mestieri invertir l'ordine naturale del racconto; divisar prima i fatti generali che noi possiamo dedurre; e poi venirne con quella scorta ai fatti esteriori, alla scorza della storia, che ritraggono i cronisti.
Incominciando dalla colonia musulmana, ei si vede che la concordia v'era durata troppo più che non potesse. Perocchè la prospera fortuna attirò nuovi coloni; la sottomissione dei Cristiani al tributo menomò il bottino; le masnade, ingrossate e prive degli acquisti che concedea la legge, si diedero a rubare non ostante gli accordi; i Cristiani, provocati per tal modo, vennero ad atti di disperazione; e da ciò le nuove sconfitte loro, le uccisioni, le schiavitù; e occupati infine moltissimi poderi dai Musulmani, per cupidigia e necessità. Dei modi della occupazione discorreremo nel libro terzo, e basti qui notare che principalmente furon due, cioè: ispogliare a dirittura gli antichi possessori, cacciandoli o facendoli schiavi; ovvero ridurli a vassallaggio, e prender da loro una parte di ciò che fruttava il terreno.
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