Il quale or trovossi, per certo, a fronte di soverchianti forze, poichè dopo qualche lieve avvantaggio fu rotto; presegli le bandiere e le taballe che soleano stare al centro degli eserciti; e fattogli grande numero di prigioni. Campato a stento, non volle tornare a casa senza vendetta: espugnò la città del monte d'Abu-Malek, di ignoto sito; menò in cattività tutti i borghesi; arse la terra; sparse intorno le gualdane a fare i soliti guasti. La rôcca degli Armeni, la rôcca di Mosciâri'a cadeano ancora in potere dei Musulmani. Seguiano queste fazioni nella primavera dell'ottocento sessantadue(585). Ma il principe d'Affrica, non spuntandosi di suo proponimento, mandò a reggere la Sicilia Khafâgia-ibn-Sofiân-ibn-Sewâda, di sangue aghlabita, di gran seguito a corte, come dicemmo, chiaro alsì per vittorie in Affrica: il quale arrivò in Palermo del mese di giugno(586).
E con tutto l'ardore che il portava alle armi, e la furia di capitano nuovo, come dice il proverbio siciliano, Khafâgia mandava in sua vece alla guerra sacra il figliuolo Mahmûd: tanto ei trovò conturbata la colonia di Palermo! Mahmûd, cavalcando il contado di Siracusa, rapì, guastò, arse; ma, usciti i Cristiani a combattere, fu sconfitto e costretto a tornarsene in Palermo(587). Nè il padre il potè vendicare; perchè l'anno che seguì, che fu il dugento quarantanove dell'egira (23 febbraio 863 a 11 febbraio 864), si sa che abbia mandato gualdane, che quelle abbiano riportato un po' di bottino; ma senza fazioni degne che se ne faccia ricordo, scrive Ibn-el-Athîr(588). In vece delle quali troviamo cerimonie di officio: che Ziadet-Allah, succeduto al fratello Ahmed-ibn-Mohammed, confermava Khafâgia nel governo di Sicilia, e mandavagli i soliti abbigliamenti di investitura(589); quasi a mantenere il rigor di dritto che facea amovibili i governatori a piacimento del principe.
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