Basilio, ch'era salito al trono in settembre di questo anno, provvide immantinente a gagliardo sforzo di guerra in Sicilia. Onde Khafâgia uscito di Palermo a dì venti di rebi' primo del dugento cinquantaquattro (19 marzo 868), e mandato il figliuolo Mohammed per mare con le harrâke, messosi a depredare il contado di Siracusa, seppe giunto di Costantinopoli un Patrizio con armata ed esercito. A duro tirocinio li avea mandato Basilio, contro tal capitano e tal milizia, cui le vittorie dell'anno innanzi avean reso l'alacrità, l'impeto, e, men durevole, la militar fratellanza. Scontraronsi i due eserciti in aspra battaglia, lunga, sanguinosa. Trionfarono tuttavia i Musulmani; uccisero al nemico parecchie migliaia d'uomini; presero robe, armi, cavalli; e più furiosamente sbrigliatisi a guastare i dintorni di Siracusa, tornarono in Palermo il primo regeb (26 giugno). Lo stesso dì Khafâgia fea salpare il figliuolo con l'armata che s'era ritratta in Palermo, schivando le superiori forze navali dei Greci. La quale andò a combattere su le costiere di terraferma, e zeppa di bottino se ne tornò in autunno, come altrove diremo(600).
Poco mancò che a mezzo il verno, Mohammed figliuolo di Khafâgia non rinnovasse a Taormina l'audace fatto d'Abbâs-ibn-Fadhl a Castrogiovanni. Offertosi uno spione a porre i Musulmani entro la fortezza per alpestre sentiero noto a lui solo, Khafâgia mandovvi il figliuolo; il quale del mese di sefer dugento cinquantacinque (19 gennaio a 17 febbraio 869), cautamente appressavasi; poi, restando addietro egli e il grosso delle genti, mandava fanti spediti con la guida, che salsero a Taormina, secondati dalla fortuna finchè ebbero animo e prudenza.
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