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      Narrasi che tornando a Salerno Siconolfo ed Apolofar, dopo alcuna di queste fazioni, messisi per diletto a spronare a gara i cavalli, il principe volle mostrar nuova prodezza della gente germanica all'altro che piccino era della persona, ma destro, animoso e baldanzoso. Smontati al palagio, mentre salivano per le scale, Siconolfo lo levò di peso per un braccio, e ripostolo tre gradini più su, lo abbracciò e baciò, per addolcire o aggravare tal insolenza, E il Musulmano, quando la rabbia gli permesse di parlare, proruppe esser finita da quel dì ogni amistade tra lui e Siconolfo: lo giurò per Allah; nè scuse valsero a ritenerlo che con tutti i suoi non se ne tornasse a Taranto. Di lì manda ad offerirsi a Radelchi; corre a Benevento; fa cavalcar sue gualdane alla volta di Salerno: le quali giunsero al fiume Tusciano, come s'addimandava, ad otto miglia verso mezzodì; e lasciarono in quelle parti terribile memoria del nome di Apolofar. Del quale aneddoto io non veggo perchè si debba dubitare; stando bene quel villano scherzo a un principe longobardo che si tediava già dei Cretesi, non avendone più bisogno. Il Cronista poi racconta la fine di Apolofar: segnalatosi per gran valore nella difesa di Benevento; preso a tradigione da Radelchi; impavido e altero, sì che sputò in faccia al traditore pria di andare alla morte(630).
      La tradizione popolare che troviamo in questa cronica, se pur aggiunse qualche bel colpo di lancia, qualche arguto detto, qualche drammatica commozione, non alterò la importanza degli avvenimenti.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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