Dopo la presa di Ponza, Sergio console di Napoli vi approdò con le sue navi e quelle di Gaeta, Amalfi e Sorrento; scacciò i Musulmani da quell'isola e dalla Licosa. Rifuggitisi in Palermo, i Musulmani tornarono con più forte armata, occuparono il castel di Miseno sì presso a Napoli(632), e pur non furono sturbati. Probabil è che l'armata andasse ad accompagnare gli stormi di barche usciti in questo tempo dall'Affrica per venire sopra Roma.
Superate agevolmente le fortificazioni che pochi anni innanzi Gregorio IV avea fatto costruire ad Ostia, del mese di agosto gli Affricani giugneano alla città eterna. Non osando assalirla, dettersi a saccheggiare le basiliche di San Pietro e di San Paolo, poste in quei dì fuor le mura: ma lo stuolo che spogliava la chiesa di San Paolo, affrontato dai contadini, fu scemato orribilmente, e tutto l'esercito s'ebbe indi a ritrarre. Marciò verso lo Stato di Benevento, ove potea trovare i suoi fratelli d'Affrica e di Sicilia; depredò per via Fondi; del mese di settembre, si pose all'assedio di Gaeta: e qui fu visto valorosamente combattere contro gli Infedeli Bertario, poi fatto abate di Monte Cassino. A Gaeta sopraggiunsero da un lato le genti di Lodovico, chiamate in fretta dopo l'assalto di Roma; dall'altro, Cesario figliuolo del console di Napoli, con l'armata napoletana e amalfitana. E i Musulmani, andati incontro ai Franchi, rupperli in uno agguato il dieci novembre; e ne faceano sterminio, se non era per Cesario che sbarcò co' suoi. Intanto un'altra schiera che era giunta a un dipresso a cinque miglia dalla badia di Monte Cassino, ardendo chiese e monasteri, fu rattenuta, dicesi, dalle acque del Carnello, ingrossate per subito rovescio di pioggia: miracolo di San Benedetto, come rivelò in sogno all'abate un altro santo dell'ordine.
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