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      Salutar consiglio pessimamente eseguito, sclama il cronista Cassinese. Il Soldano, addandosi di loro, soprastette e si ordinò prontamente alla zuffa. I Longobardi e i Franchi, morti di sete, stracchi del cammino, sparpagliati e impazienti assalivano. I Musulmani, raccolti in una sola schiera, li ruppero, li tagliarono a pezzi ed entrarono in Bari. Dopo questa vittoria il Sultano, incolpando di rotta fede i Beneventani, battè di nuovo lor contadi; non lasciò terra illesa fuorchè le grosse città; occupò Telese, Alife, Sepino, Boiano, Isernia, Canosa, Castel di Venafro; saccheggiò San Vincenzo in Volturno, donde rifuggitisi i frati in luogo sicuro, lor prese tremila monete d'oro, minacciando d'ardere il monistero; e passò a Capua, traendosi dietro le carra piene di preda, e le torme di bestiame e prigioni. Mutò indi il campo a Teano. Quivi, mandatogli da Monte Cassino un Reginaldo diacono, fermò il riscatto di quella badia per altre tremila monete di oro; e si volse contro il castel di Conza che dicono abbia assediato per quaranta giorni. Queste ultime incursioni seguiano tra l'autunno dell'ottocento sessantacinque e la fine dell'inverno del sessantasei. Delle precedenti invano si cercherebbe a determinare le date, poichè i cronisti(647) nè segnano gli anni, nè osservano l'ordine degli avvenimenti(648). Certo egli è che per quattordici anni quella bella parte d'Italia fu preda di qualche migliaio di ladroni musulmani. L'amistà della colonia siciliana non liberò Napoli dal Sultano di Bari, che avea spezzato ogni legame con gli Aghlabiti, come sopra si disse.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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