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      Il principe di Salerno si schermì quanto potea, praticando col Sultano, onorando gli ambasciatori suoi; che fino ne alloggiò nelle case del vescovo, e attaccò indi una briga con questi e col papa(649).
      Ogni pagina della nostra storia, dalla caduta dell'impero romano in qua, ripete lo stesso insegnamento: pur non fu mai sì flagrante la vergogna di questa miseranda divisione in cento sminuzzoli di Stati, che allor quando l'Italia si confessò impotente a scacciare il Sultano di Bari. Impotente perchè le armi servivano a uccidere nemici più odiati che i Saraceni, e tagliavan, sì, quando v'era sangue italiano da versare: poc'anzi Benevento contro Salerno; ed or Napoli contro Capua, Capua contro Salerno, e Capuani tra sè medesimi, e il vescovo principe di Capua contro i figli del proprio fratello. Non potendo dunque gli sciagurati fidarsi l'un dell'altro, ebbero ricorso per la terza fiata allo imperatore Lodovico; del quale sapeano che li volesse mettere sotto il giogo; ma sembrò pericolo più lontano. Riportata ch'ebbero la vittoria sotto le insegne imperiali, scacciarono Lodovico; poi riassaltati dai Musulmani lo richiamarono; ed egli sempre acconsentiva, sperando che nell'altalena un dì gli verrebbe fatto di coglierli: se non che la vita non gli bastò; e d'altronde i Bizantini a tempo rimessero il piè in Italia per dar nuovo alimento alla discordia. Questi fatti generali, mutati i nomi, durarono in Italia per molti secoli, forse durano ancora: e però è debito di cittadino, quantunque volte il possa, di squadernarli innanzi gli occhi di tutti, perchè sempre più se ne vegga la laidezza.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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