Ripiglio adesso i particolari della guerra.
Per un editto assai rigoroso, di che abbiamo il testo, Lodovico appellava al servizio militare tutti i vassalli d'Italia (866); veniva a Monte Cassino (867); sforzava Capua, che già tentennando avea ritratto le genti dall'esercito imperiale; mostravasi nelle altre città primarie, Salerno, Amalfi, Benevento; a Napoli no, poichè il vescovo lo pregò, dice un cronista, che non amareggiasse i cittadini con l'autorità imperiale; ed egli acquetovvisi e dissimulò, non potendo sforzare. Ragunate e ordinate così le milizie del paese, fatti venir anco rinforzi di Lorena, marciò contro il Sultano di Bari; e fu sconfitto. Scrive Reginone, monaco tedesco, che dopo segnalate vittorie i guerrieri di Lorena se ne tornassero alle case loro, menomati da epidemia e dai morsi delle tarantole: caso probabile il primo; l'altra, fola che gli oltramontani ripeterono nell'undecimo secolo per palliar diffalte somiglianti. Questa di Lodovico è da apporsi alla tattica dei Musulmani, che meglio di lui sapeano la guerra spicciolata. Ma presto ei l'apparò. Ritrattosi a Benevento il dicembre del sessantasette, uscì alla nuova stagione; arse e guastò i contadi che ubbidivano ai Musulmani; snidolli da Matera per tagliare gli aiuti di Taranto a Bari; occupò dal lato opposto Canosa; ei si pose tra i monti a Venosa col grosso de' suoi; e guadagnato a poco a poco il territorio in due anni di travagli, prese ad assediare la città e batter le mura con macchine. L'assedio fu interrotto varie fiate; e occorse del sessantanove che, ritraendosi Lodovico a Benevento, il Sultano uscì addosso alle ultime schiere de' suoi; lor prese gran numero di cavalli, e andò a saccheggiare il santuario di San Michele al Monte Gargano.
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