Costui, per le qualità dello ingegno proprio, e per lo incivilimento superiore di sua gente, abbagliava que' rozzi principi cristiani. Scrive Costantino Porfirogenito(655), che lo ascoltassero come oracolo in fatto di medicina e veterinaria; ed uno scrittore italiano, che Adelchi, gittatosi a cospirare contro l'imperatore, domandando consigli al Musulmano, questi dapprima l'avvertisse: "Bada bene a quel che fai, poichè i Musulmani san ch'io vivo ancora:" ma replicando il principe aver parecchi complici, il Sultano conchiudea: "Quand'è coś, compi il disegno, e tosto: se no, sarai scoperto." Narransi altri aneddoti: che tutto il tempo ch'ei fu prigione, stavasene accigliato e tetro; ma un d́, in presenza di Lodovico, diè in uno scoppio di risa, vedendo un carro andare per la strada; e domandato della cagione, rispose: "Penso alla fortuna degli uomini che gira come quelle ruote." Aggiungono che con suoi lacciuoli facesse credere a Lodovico cospirazioni dei Longobardi, e a costoro colpi di stato dell'imperatore, ś che li messe alle prese(656). Tra cotesto v'ha al certo verità e bugie: nè la dimestichezza di quei grandi col Sultano sembra inverosimile, quando trent'anni di guerra, accordi, leghe, traffichi, avean dissipato molti pregiudizii tra Musulmani e Cristiani in Italia. Il che ci torna anco da altre parti. Un Musulmano d'Affrica, il quale parecchi anni innanzi era stato per suoi negozii a Salerno, trovandosi in patria verso questo tempo, abborḍ un mercatante amalfitano, e domandatogli se conoscesse Guaiferio principe di Salerno, e saputo di ś, lo trasse in disparte.
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