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      D'altronde, in mezzo secolo, la popolazione di Siracusa dovea essere crudelmente menomata per guerre, pestilenze, emigrazione, povertà; talmentechè le abitazioni tra l'istmo e le latomie, com'esposte a maggiori pericoli, dovean anco, senza disegni strategici, rimaner vote d'abitatori.
      Diersi dunque i Musulmani a battere le fortificazioni dell'istmo con ogni maniera di stromenti da guerra; gareggiando tra loro, così scrive Teodosio, a chi sapesse trovarne dei nuovi; e raddoppiando con quegli insoliti ingegni il terrore degli assediati. Tutto il di s'avea a ributtare assalti, aggiugne il narratore; tutta notte a guardarsi da frodi e colpi di mano. Percoteano le mura con le elepoli(686); s'approcciavano all'aperto con le testuggini(687), e sotterra con mine: da lor mangani lanciavano immani massi o fitta gragnuola di pietre(688). In ultimo adoprarono macchine di tal possanza, che i sassi, in luogo di far la parabola in alto, ammazzare ricadendo qualche uomo, sfondar qualche tetto, e portare più spavento che danno, folgoravan diritto ad aprire la breccia, come le nostre artiglierie grosse. A che richiedendosi assai maggior momento di proiezione che nelle baliste ordinarie, fu giocoforza d'accrescere a dismisura la lunghezza delle vette, e con essa il volume delle macchine. Indi quei mangani di mostruosa grandezza che pochi anni innanzi avean fatto stupire i Longobardi di Salerno, e che, nel duodecimo secolo, portati dagli eserciti siciliani, battean le mura di Ravello presso Amalfi, metteano spavento ai Greci in Tessalonica, e i soldati di Saladino li guardavano con maraviglia all'assedio di Alessandria; e alfine nel decimoterzo secolo Carlo d'Angiò li mandava contro la Sicilia, maneggiati da Musulmani di Lucera.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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