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      I poveri, poichè mancarono loro i salumi e le erbe solite a mangiarsi, andavano scerpando le amare e triste su per le muraglie; masticavano le pelli fresche; raccoglieano le ossa spolpate, e pestate e stemprate con un po' d'acqua le trangugiavano; rosicavano il cuoio: poi, soverchiato dalla rabbiosa fame ogni ribrezzo, ogni sentimento di religione e di natura, dettero di piglio ai bambini; piangevano i cadaveri dei morti in battaglia: sol nutrimento di cui non fosse penuria. Ingeneravasi da ciò una epidemia crudelmente diversa; della quale chi subitamente moriva in orribili convulsioni(694); chi enfiò com'otre(695); chi mostrava tutto il corpo foracchiato di piaghe(696); altri restava paralitico(697)." Così per tutto l'inverno e parte della primavera la misera cittade si travagliò; sperando che venisse l'armata di Costantinopoli a liberarla.
      Da Basilio Macedone dovea in vero sperarsi aiuto. Ma la superstizione, le vergogne domestiche par che avessero stemprato quell'animo di valoroso malfattore. Tenne i soldati d'armata a edificare una chiesa di Costantinopoli(698), mentre i mangani musulmani demolivano Siracusa. Poi mandò lo ammiraglio Adriano, uomo neghittoso o vigliacco; il quale ad agio suo salpava di Costantinopoli; andava a riposarsi nel porto di Monembasia in Peloponneso: e tanto aspettovvi un vento fresco col quale far vela per Siracusa, che certi demonii che bazzicavano nella selva d'Elos, dice gravemente la Cronica del Porfirogenito, e poi certi soldati scampati da Siracusa sur una barca, gli dettero avviso che già vi sventolassero le insegne musulmane.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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