I men tristi sembrano i coloni di Sicilia; tra i quali va noverato Sema'ûn, poichè parlava il greco.
Teodosio e i compagni di prigionia furono recati allo alloggiamento del generale in capo, al vescovado vecchio, serrati in una stanza; la cui schifa descrizione legga, chi il voglia, nella epistola di Teodosio. Ma non può tacere la storia su le abbominevoli crudeltà. Cessata la strage indistinta, continuarono a scannare gli uomini d'arme, e serbare gli altri alla schiavitù(707). E perchè mal si poteano distinguere, o intervenne qualche pia frode dei condottieri più inciviliti, fu preso tempo a scevrare le vittime: e a capo di una settimana, di sangue freddo, le immolarono fuor la città. Primo l'eroe dello assedio, quel patrizio di cui Teodosio tace il nome, per esser noto, dice egli, a chiunque: e andò alla morte a testa alta, impavido, sereno, che il capitano che il condannò lo guardava preso di stupore. Indi, i settanta presi nella torre col patrizio e gli altri prigionieri furono legati; fattane una massa, contro la quale come can villerecci, continua Teodosio, i Musulmani avventavansi: e fino all'ultimo li ammazzarono con sassi, bastoni, lance e checchè lor veniva alle mani; e arsero i cadaveri. Niceta da Tarso, notissimo ai nemici pei fieri colpi che solea menare ogni dì, svillaneggiando lor nazione e imprecando al Profeta, fu tratto in disparte; steso a terra supino; scorticato dal petto in giù; squarciategli con cento lance le viscere palpitanti; strappatogli il cuore: e gli empii lo dilaniarono coi denti; lo ammaccarono a colpi di pietra(708). Il numero dei morti in tutte queste carnificine passò i quattromila, dice il Baiân; sommò a parecchie migliaia, dice Ibn-el-Athîr, aggiugnendo che "pochi, pochissimi camparono," tra i quali son da noverare que' che gittatisi in una barca arrivarono in Grecia.
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