Il quale immantinenti ebbe a combattere aspra guerra coi Cristiani. Uscito la state dell'ottocento settantanove contro Taormina, fu sconfitto pił fiate. All'ultimo trionfņ in sanguinosa battaglia, e uccisevi il capitano nemico che il Baiān chiama patrizio(724); forse quel Crisafi, la cui morte ricorda in quest'anno medesimo la Cronica di Cambridge(725): il qual nome gentilizio ricomparisce in un diploma del duodecimo secolo, non che nei ricordi de' tempi successivi, e rimane tuttavia in Sicilia. Da ciņ si vede che i Politeisti dell'isola, come il Baiān chiama i cittadini delle terre non sottomesse ai Musulmani, avendo dinanzi agli occhi quello spaventevole esempio di Siracusa, vollero piuttosto affrontar la morte uniti in campo, che perire divisi, ciascuno entro il suo muro. Notevol č che la medesima disperata reazione avvenne gią dopo la presa di Castrogiovanni. Or davano animo al resistere anco le discordie dei Musulmani e gli appresti che facea Basilio per cancellare l'onta delle armi sue.
Incalzavan la briga i frati, solito stromento di governo nell'impero bizantino; i quali si fecero agitatori, portatori d'avvisi, anco esploratori; affidandosi nella umiltą di loro stato, nei pretesti che forniva e nella riverenza del popolo musulmano, ch'era sģ caritatevole verso i poveri di qualunque religione, proclive a tutte superstizioni anco straniere, e uso a tenere in gran conto l'abnegazione monastica. Pertanto veggiamo sopraccorrere in questo tempo in Sicilia un valente frate, Elia da Castrogiovanni, la cui vita tra non guari avremo a narrare.
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