Lasciata Gerusalemme, ov'ei facea stanza, Elia navigò alla volta d'Affrica; di lì venne sur un legno carico di mercatanzie in Palermo; vi rivide la madre; e a capo di pochi dì, appunto quando s'allestiva un'armata nel porto della capitale, ei passò a Taormina; di là a Reggio, ove il popolo era tutto sbigottito; lo rassicurò vaticinando la sconfitta degli Infedeli: e dopo i successi che siamo per narrare, Elia ricomparisce a Taormina per pochi dì; passa in Grecia; ov'è preso per spia dei Musulmani; indi viene in Calabria di nuovo; va a Roma e di nuovo a Taormina. L'intendimento di cotesti viaggi è evidentissimo. Il fatto si deve accettare da una biografia scritta non guari dopo la morte di Elia, e molto accurata nei nomi proprii e topografici, e negli avvenimenti che noi d'altronde conosciamo; verosimile e semplice negli altri; nella quale i miracoli stanno appesi come parati da festa su le mura di un edifizio(726).
Il detto vaticinio d'Elia era di quelli che ognuno può fare. Dopo gli avvantaggi riportati dalle armatette bizantine, a Napoli(727) sopra i Musulmani d'Affrica e di Sicilia, e in Levante contro quei dell'Asia Minore e di Creta, il navilio capitanalo da Niceta Orifa, per audace fazione, avea distrutto l'armata cretese nel golfo di Corinto; aveala arso, affondato, fatti moltissimi prigioni, e messili a morte con orrendi supplizii; chi scorticato vivo, chi immerso nella pece bollente(728). Oltre il terrore di questi fatti, stava pei Bizantini la superiorità del numero; leggendosi che l'armata affricana e Siciliana che s'accozzò in Palermo sommasse a sessanta navi(729), ed a centoquaranta la bizantina che le fu mandata incontro(730), capitanata da un Nasar, uom di Siria come lo mostra il nome; forse della fiera gente dei Mardaiti che valorosamente combatteano contro gli oppressori Musulmani in patria e fuori(731). Come il navilio affricano s'era messo a depredare Cefalonia, Zante e tutte quelle costiere, con animo forse di passare in Calabria, Nasar, raccolte sue forze nel porto di Modone, ristorata la disciplina nei soldati, rinforzatili di Mardaiti e milizie del Peloponneso, uscì improvvisamente contro il nemico.
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