Allora quei che aspiravano al regno d'Italia ed alla dignità imperiale, non bastando a pigliarsi la corona con le proprie mani, cominciarono ad accattarla dal papa; il quale, mercè la preponderanza del clero, trovava modo a governare i suffragi dei grandi vassalli italiani. Così l'autorità imperiale avvilissi tanto più; la papale crebbe; e non ne migliorò punto la condizione d'Italia.
Perchè il papato, sì efficace a scommettere l'Italia, non ebbe mai potere di unirla, anco volendo; e questo è necessario effetto d'una ambizione senz'armi. Ciò apparve, come tante altre fiate, così al tempo di Giovanni Ottavo (872-882); il quale si accinse a compiere, a profitto della sede romana, i disegni di Lodovico Secondo imperatore contro i Cristiani dell'Italia Meridionale, sotto specie che i Musulmani aiutati da loro infestassero lo Stato della Chiesa. Giovanni si fondava, oltre l'influenza temporale dei vescovi, su le discordie e i timori di quei piccioli Stati e su le forze materiali ch'ei potesse ottener dai due imperatori: da Basilio, favoreggiandolo nel conquisto della Puglia, e accomodando la gran lite della Chiesa Costantinopolitana; e dall'imperatore d'Occidente, in baratto della corona. A lui non mancò ingegno, nè coraggio, nè attività, nè saldo proponimento, nè coscienza larga: fu sempre a cavallo, o in nave; si gittò tra le armi; scomunicò con ambo le mani in Italia; ribenedisse Fozio in Oriente; scrisse volumi di lettere; promesse largo, e attese corto; ingannò; ordì tradimenti; aiutò il vescovo di Napoli a un fratricidio: e pur non conseguì lo intento suo.
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