A quanto si può scernere nella oscurità di quel tratto di storia, predominava in quelle provincie lo elemento municipale; ma snervato, ligio, inerte, diverso d'indole dalle repubbliche di Venezia, Roma, Napoli, ch'aveano goduto libertà ormai da tre secoli. Erano comuni piccioli la più parte, o se alcuno se ne notava popoloso, come Bari, non mostrava maggior vigore che i piccini: nè la debolezza individuale dei comuni era compensata dalla unione della provincia, dagli ordini militari, amministrativi o politici, dalla affezione, o almeno abitudine dei sudditi. Tanto più che, comparsi in quelle parti i Musulmani, le aveano corso per trent'anni al par dei Franchi, dei Longobardi di Benevento e dei Longobardi di Salerno; e i municipii aveano piegato il collo a volta a volta dinanzi a chi più temeano. Dopo l'875, dileguato il nome dei Franchi, e rimasi in quelle province i sanguinosi avanzi dei Musulmani che si risentivano, facilissimo s'offriva il conquisto alle armi bizantine.
Si dierono dunque a Basilio parecchie castella della Puglia, come si ritrae dal confuso e alterato racconto della Continuazione di Teofane, compilato su le nuove ch'eran corse per le bocche di tutti a Costantinopoli. Tra cotesti fatti leggiam sublime esempio di virtù rinnovatosi in altri tempi e appo altre nazioni e di tanto più credibile. Narrasi che movendo i Musulmani contro un castello dello Stato di Benevento, e avendo i terrazzani mandato un nunzio a chiedere soccorso a Costantinopoli, quegli, tornando con promesse di Basilio, fu preso dai Musulmani; i quali gli profferian salva la vita, se togliesse ai suoi ogni speranza degli aiuti greci.
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