Questi avendo pur fallito un colpo sopra Amantea, Basilio, l'anno ottocento ottantacinque, gli surrogò Niceforo Foca; uom d'alto stato e grandissimo animo, avolo dell'omonimo suo che sedè sul trono di Costantinopoli.
Niceforo, recate nuove forze del tema d'Anatolia, e alsì dei valorosi Pauliciani ch'erano avanzati allo sterminio di lor setta in Oriente(779), ultimò il conquisto. Rotti in molti sanguinosi scontri i Musulmani; strette d'assedio successivamente Amantea e Santa Severina, sforzò quei presidii a dar le castella e andarsene, salva la vita e lo avere, in Palermo e altri luoghi di Sicilia(780). Riebbe anco Tropea; tutte le Calabrie e una parte della Puglia ridusse al nome imperiale. A capo d'un anno, quando, morto Basilio, il vittorioso capitano era chiamato a difendere le province dell'Asia Minore(781), Niceforo, partendo dal nostro suolo, lasciovvi gratissima memoria di sè. Erano avvezzi in quelle guerre i soldati bizantini a far mercato dei prigioni, che si spartivano come ogni altra maniera di bottino: prigioni quasi tutti Italiani, abitatori delle terre che per forza avessero ubbidito ai nemici, ovvero rapiti senza pretesto dai lor fratelli in Cristo. Niceforo, volendo far combattere i ribaldi soldati, non avea potuto fin qui prevenire tal misfatto; ma alla partenza il riparò da uom savio e forte. L'esercito, ito a Brindisi per traghettare su l'opposta costiera, si traea dietro le torme di quei miseri, per venderli schiavi in Costantinopoli: nè fiatava Niceforo. Sol comandò che prima dei prigioni si imbarcassero tutti i soldati; e, quando furon su le navi, fe' sciogliere le vele, e fe' bandire ai prigioni, ch'eran liberi.
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