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      Indi si comprende perchè, nelle Calabrie e nelle parti orientali della Puglia, la dominazione bizantina sia stata sempre sì precaria, e sia caduta al primo crollo che le diedero i Normanni. Lo interesse comune poi dei principi e dei popoli le vietò di allignare nelle altre province dell'odierno reame di Napoli, delle quali or tratteremo, tornando indietro nell'ordine dei tempi.
      S'accese quivi la guerra per le provocazioni di Giovanni Ottavo, come sopra si accennò. Adriano, un secolo innanzi, s'era provato a stender la mano sopra Napoli e tutto lo Stato di Benevento(788). Giovanni ridestò la pretensione pontificale sopra Capua, quand'ei mercanteggiò la corona imperiale a Carlo il Calvo; e Carlo, al quale quella città nulla costava, ne rinnovò la concessione(789). Che il papa l'abbia richiesto a fin di usarla e non di riporre un'altra pergamena negli archivii, lo provano direttamente gli atti di signoria feudale esercitati pochi anni appresso: le scritture pubbliche, cioè, intitolate, e la moneta battuta a Capua in suo nome(790); la repubblica di Gaeta, fatta feudo del conte di Capua, quand'ella si calò all'autorità temporale della Santa Sede. Per arrivare allo scopo, Giovanni usò le divisioni interiori degli Stati meridionali e le nimistà tra l'uno e l'altro; onde avvenne che accostandosi a lui una parte, la parte avversa si gittò coi Musulmani, e aiutolli a loro scorrerie contro il papa. E ciò notaron bene i contemporanei; leggendosi in Erchemperto che Bertario, abate di Monte Cassino, e il vescovo di Teano, si faceano ad ammonire Giovanni Ottavo che non soffiasse nelle discordie civili di Capua, poichè il fuoco di quelle potrebbe arrivare un dì infino a Roma(791). Le quali parole Erchemperto riferisce al tempo che si bipartì la diocesi capuana, cioè all'ottocento ottantuno; ma s'adattano piuttosto all'ottocento settantacinque, quando il fuoco stava per appigliarsi.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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