Pagina (406/677)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il senato ha dato fondo al suo avere; io non dormo nč mangio per la sollecitudine: - e tra non guari," aggiunse egli in una lettera del nove settembre ottocento settantasei, "tra non guari, verranno ad assalirci in Roma; poichč stanno armando cento legni e quindici navi da traghettare cavalli." Cosė Giovanni Ottavo lamentavasi a Bosone vicario imperiale in Italia, poi a Carlo il Calvo, alla imperatrice, ai vescovi possenti in corte, tra il primo di settembre ottocento settantasei e la fine di maggio del settantasette, per messaggi e continue lettere, sė poco svariate nella narrazione, sė monotone nelle metafore, che sembrano stampate sopra un solo studiato modello(793). Diversa č bensė una epistola che il papa indirizzava a Gregorio, capitano bizantino in Italia, a' diciassette aprile del settantasette, che č a dire nel bel mezzo di due lamentazioni della forma che accennai, mandate a corte di Carlo il Calvo, il primo marzo e il venticinque maggio. Nella epistola a Gregorio, il papa disinvolto il pregava che mandasse dieci salandre nel porto d'Ostia, "per tenere a segno certi ladroncelli agareni, che occultamente venivano a rubacchiare lo Stato della Chiesa, non potendo, sė com'era noto a Gregorio, depredare apertamente." Cosė Giovanni Ottavo ci insegna a far la tara a quegli spaventevoli racconti composti ad uso dei devoti di Francia e Allemagna. Parlando ai capitani di Basilio Macedone, ch'eran bizantini e vicini, non si potean dire tante bugie.
      D'altronde, l'intento del papa sopra gli uni e sopra gli altri era diverso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





Roma Cosė Giovanni Ottavo Bosone Italia Carlo Calvo Gregorio Italia Carlo Calvo Gregorio Ostia Stato Chiesa Gregorio Cosė Giovanni Ottavo Francia Allemagna Basilio Macedone Parlando