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      Le popolazioni independenti dai Musulmani chiuse nelle proprie mura e obbedienti, più o meno, all'impero bizantino, riteneano i magistrati e gli ordini anteriori al conquisto. Pure, nell'ultima metà del nono secolo, forza era che seguisse tra loro una vicenda analoga alla restaurazione dei comuni nell'Italia di mezzo dopo il conquisto longobardo. Non potendo l'impero porre presidii per ogni luogo dell'isola, dovea tollerare, anzi procacciare che le terre forti per sito o per numero di cittadini si difendessero dassè, come le città italiane del settimo secolo; il che inevitabilmente accresceva autorità e baldanza all'aristocrazia della curia, base dei corpi municipali. Avvezzi ormai a combattere o patteggiare coi Musulmani; a cospirare col governo bizantino quando talvolta fossero stati soggiogati dal nemico; ad ordinare mosse militari, di accordo coi capitani imperiali di Castrogiovanni o di Siracusa, le città siciliane par che a poco a poco prendessero sembianze di confederate più tosto che suddite. Pertanto le istituzioni municipali, che in Grecia e altrove si dileguarono sotto il forte governo di Basilio Macedone, sì che poi Leone il Sapiente ne cancellò anco il nome, le istituzioni municipali, io dico, doveano rinvigorire, in quel medesimo tempo, nelle città di Val Demone che mantennero l'onor del nome cristiano in Sicilia. Ciò confermano parecchi cenni delle cronache: come sarebbero le pratiche dei Musulmani a Troina l'ottocento sessantasei; la missione d'un decurione per lo riscatto dei prigioni nell'ottantatrè; e tanti casi di guerra cessata o ripresa, nei quali è manifesto che operassero i municipii, non gli oficiali dell'impero.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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