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      Così il puzzo del basso impero facea rifuggire nel chiostro gli animi generosi, che non vi fossero stati spinti già prima da preoccupazioni ascetiche; e la società civile perdea vigore; la religiosa ne prendea troppo, e sfogavalo in vane contese. Metodio pertanto si ricacciò suo malgrado tra i tumulti del mondo. Parlando speditamente, come nato in Sicilia, il greco e il latino, fu mandato una volta a Roma; tornò più caldo di zelo ortodosso e ardire contro la potestà civile; parteggiò sì fieramente per Niceforo patriarca di Costantinopoli, che, cacciato costui (814), egli fu costretto a ripararsi a Roma; e dimorovvi fino alla morte di Leone l'Armeno (820). Il papa allora l'inviava a nunzio appo Michele il Balbo; e questi, tenendo ribelle il papa e più ribelle Metodio, ch'era nato suddito suo e cadutogli tra le mani, lo fe' vergheggiare crudelmente; poi trasportare in un isolotto detto di Sant'Andrea, o secondo altri Antigono, nel mar di Marmara; chiuderlo in carcere sotterraneo con due condannati per misfatti; un de' quali venne a morte, e il cadavere fu lasciato coi compagni vivi. Dopo sette anni, Teofilo aguzzando il pazzo cervello a comprender non so che scritto, a persuasione di un cortigiano, lo mandò a Metodio; si compiacque della interpretazione; volle appo di sè il sapiente; gli diè pensione e stanza in corte; e poco appresso gli fe' sentir di nuovo il bastone e la muda, poichè l'ostinato Siciliano ripigliava sotto mano sue argomentazioni a pro del culto delle immagini.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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