I movimenti intellettuali sogliono nascere nel popolo: e la lite delle Immagini, che agitava la cristianità da più di un secolo, aveva aguzzato gl'ingegni, come fa ogni grande contesa. Cercavan armi nella filosofia gli Iconoclasti; dalle cui file appunto veggiamo uscire il primo professore della Magnaura. Gli Iconolatri, al contrario, per necessità dello intento loro, si doveano raccomandare alla estetica; sforzarsi a imitare la magic'arte dei classici pagani, il manco male che potessero: nè per caso è che n'apparivano in Sicilia i primi segni; ma perchè nell'isola più caldamente e forse con minor pericolo si parteggiava. Indi il frate siciliano diessi a coltivare la poesia sacra, tentata al certo innanzi di lui, ma con minore riputazione. Ei si provò a far versi, con un po' d'orecchio in vece d'estro: la lingua greca gli prestò parole pieghevoli e sonore; le idee e i sentimenti suoi, che or ci promuovono il sonno, avean virtù allora di beare gli ascoltatori: e così fece proseliti alle immagini; e lo studio di parte, il pessimo gusto del secolo, forse la novità ch'ei recava in quelle composizioni gli procacciarono sì gran fama. Teofilo il bandì a Cherson in fondo al Mar Nero. Tornate le immagini sugli altari, il patriarca Ignazio (848) l'ebbe caro e lo deputò alla custodia dei vasi sacri d'una basilica. Dopo la morte del quale, sia per la riputazione letteraria, sia per la scaltrezza, chè ci lodan l'Innografo di leggere ogni pensiero negli occhi altrui, egli divenne intimo, dicon anche consigliere, di Fozio.
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