Ciò nondimeno è entrato nel catalogo dei Santi(939).
Poichè ci è occorso di toccare la poesia sacra, parleremo qui di Sergio, frate in un monastero di San Calogero, ch'era probabilmente su la montagna di questo nome presso Sciacca. Abbiam contezza di lui per un lungo inno e un frammento; il testo greco dei quali si trovò nell'antico monastero di San Filippo di Fragalà in Sicilia. L'inno fu recitato il dì della festa annuale di San Calogero, dinanzi una calca che vi traea di monaci e popolo: e tra gravi pericoli viveano essi al certo, poichè l'autore or innalzava una preghiera a San Calogero che campasse il paese dalle minacce, guasti e assalti dei nemici; or volgeasi alla madre di Cristo per impetrar la riscossa dal giogo degli Ismaeliti, e più volte ei ritornava a quest'argomento. Da ciò parmi che a quel tempo Sciacca fosse città tributaria; nella qual condizione si pativano insieme il giogo e i pericoli. La invocazione che troviamo a pro degli ortodossi imperatori non esclude tal supposto; e ci dà un barlume per iscoprire l'epoca: i primi dodici anni, credo io, del regno di Michele Terzo (842-854), quando regnava per lui la madre, e molte castella della regione ov'è Sciacca aveano fermato coi Musulmani un patto che infransero di lì a poco(940). Non sappiamo se sia vivuto in questo tempo medesimo Costantino di Sicilia di cui ci avanza un solo epigramma, nè anco intero(941).
Più che cotesti miseri versi d'un'epoca di decadenza, ci premerebbe di ritrovare una cronaca greca, che pare inedita e passò sotto gli occhi di alcuni eruditi del secolo decimosesto; ma poi se n'è perduta la traccia.
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