Facendosi a narrare i primi anni della costui vita, Pietro ricorda la Sicilia come figliuolo amorevole ancorchè rettorico: e son le sole parole di carità cittadina che troviamo negli scritti dei preti siciliani del nono secolo. "Prima fu patria d'Atanasio il Cielo, poi Catania e la Sicilia, dice l'oratore; quell'isola famosa di cui potrei lodare il sito, la vastità, la bellezza, il temperamento dell'aere, la salubrità delle acque, i boschi, i folti giardini, la sapienza, prudenza, fortezza e giustizia degli uomini, e potrei noverare tanti illustri personaggi che vi nasceano; ma basti dir di Sant'Agata, la verginella, le cui reliquie rattengono la lava quando precipita dall'Etna. Ma a me non conviensi dilettarmi nelle lodi di patria terrena, poichè Atanasio, invaghito del Cielo, sdegnò quella come luogo d'esilio. Dalle rovine e tramonto della patria spuntò la novella luce di tant'uomo. Le avversità cimentarongli l'animo, come il fuoco affina l'oro, come i turbini di venti e i torrenti straripati mettono a prova la saldezza degli edifizii. Una barbarica genía d'Ismaeliti e Agareni era venuta a punir le nostre prevaricazioni e ostinazione al peccato. Quasi carnefici che vendicassero la divina giustizia, saccheggiarono e guastaron tante cittadi; fecero strazio di borghesi e di contadini; quale uccisero col ferro, qual fecero perire di fame o ne' flutti del mare; altri dettero a perpetue catene di servitù; altri aggravarono di miserie insopportabili; altri sforzarono a fuggire di Sicilia e andar vagando in terra straniera.
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