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      D'altronde Elia, o il biografo, non imaginarono nulla di nuovo in questo incontro, in cui il santo, al solito, se ne fuggì avanti che arrivassero i nemici. Andò ad Amalfi; tornò in Calabria; operò altri miracoli; favorì un Colombo audace ribelle; lasciò morire il capitano imperiale che gli negava la impunità di Colombo; e la impetrò egli stesso da Leone il Sapiente, a prezzo d'andare a visitare l'imperatore a Costantinopoli. Leone, come ognun sa, avea deposto di nuovo Fozio per far cosa grata a Roma; blandiva e ingrassava il clero per tenersi più tranquillamente la bella Zoe; e il biografo ci afferma che avesse già richiesto il taumaturgo siciliano di pregare per lo Impero, al quale effetto quegli s'era portato a Taormina. Adesso, entrato in nave per soddisfare la novella promessa a Leone, presentì in viaggio che morrebbe di corto; e andò a spirare in un monastero presso Tessalonica, il diciassette agosto(958) novecento quattro; comandando che si rendesse il suo corpo al monastero di Calabria, come fu fatto; e aggiuntovi ricchi doni e poderi dal religiosissimo imperatore, dice il biografo. Secondo costui Elia s'appressava agli ottant'anni, il che risponde alla cronologia dei fatti storici che si citano. Convengono altresì a quella età decrepita la eccessiva collera e i capricci che si notano negli ultimi fatti della sua vita(959).
      Ma i frati contemporanei di Elia, la più parte, preferivano all'attività e ai rischi una sterile pietà. Tra loro si ricorda un San Leoluca da Corleone, non educato, dice la leggenda, nè alla guerra nè all'oziosa filosofia; il quale, stanco di pascolare gli armenti nei campi paterni, andava a tosarsi i capelli nel monistero di San Filippo d'Argira; ove ammonito da un vecchio frate delle calamità che sovrastavano alla Sicilia, non le aspettò. Peregrino e mendico fuggissi a Roma; poi fondò un monistero in Calabria: si straziò in cento balzane penitenze ed oficii servili, e morì, dicono gli agiografi, nei primi anni del decimo secolo.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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