II, n° 98, indiz. XI (a. 593), e lib. V, n° 132, indiz. XIV (a. 596); le quali anco si leggono presso il Di Giovanni, Codex Sicilię Diplomaticus, numeri CII e CXXVII, pag. 142 e 175. Per la missione in Sardegna riscontrinsi le epistole di San Gregorio, lib. III, n° 23, 25 ec.
In Sardegna, oltre gli idolatri indigeni, v'era una popolazione detta dei Barbaricini che si mantenea con le armi alla mano; coi quali si trattava di far uno accordo, purchč si convertissero al cristianesimo. V'ha su questo argomento altre epistole di San Gregorio, una delle quali indirizzata al capo de' Barbaricini. Par che si tratti di Berberi, come l'han pensato alcuni eruditi.
La tarda conversione degli abitanti delle campagne in Sicilia č notata espressamente nel panegirico di San Pancrazio scritto nel IX secolo, presso il Gaetani, Vitę Sanctorum Siculorum, tom. I, pag. 11; e nella raccolta dei Bollandisti, Acta Sanctorum, 3 aprile, pag. 237, seg.
In generale si riscontrino Pirro Sicilia Sacra, Gaetani, Di Giovanni, Caruso, nelle opere citate, dal I al VI secolo, e il compendio del P. Aprile sģ diligente a far fascio d'ogni erba (Della Cronologia universale della Sicilia, pag. 442, seg.). Le fonti della storia ecclesiastica di Sicilia nei primi tre secoli, per lo pił sono i menologi greci e i Mss. del Monastero di Cripta Ferrata e di quello del Salvatore di Messina. Dei Mss. greci si sa quanto valgano. Gli altri puzzano spesso di XII e XIII secolo.
(125) Veggansi i particolari in Di Giovanni, Codex Sicilię Diplomaticus, Dissertazioni II, III, IV.
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