III, p. 141; Johannes Diaconus, Chronicon, presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tom. I, parte II, p. 305. Paulus Diaconus, lib. V, cap. 5.
(180) Questa è la significativa frase del papa, e vi si legge: plêsofosêtheis, assicurato, fatto pienamente certo. Labbe, Sacrosancta Concilia, tom. VI, p. 19, 20; e Di Giovanni, Codex Siciliæ Diplomaticus, N. 272. L'epistola è data del 726, o del 730. Il Gibbon perciò avea piena ragione di dire che Costante fu vittima "di una tradigione domestica, e forse vescovile," cap. 48. Lo zelo del clero siciliano contro i Monoteliti si vede dal gran numero di vescovi dell'isola che assistettero al concilio di Laterano del 649, e da una epistola di San Massimo presso Di Giovanni, Codex Siciliæ Diplomaticus, N. 258.
(181) Ibn-Abd-el-Hakem, MSS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 258, e Ancien Fonds 785, fog. 120 recto. Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II, fog. 186 verso, e 228 verso, narrando il fatto due volte sotto due anni diversi, 31 e 35, nota il disparere dei cronisti intorno la data, e cita il Tabari come colui che ponea la morte di Costante nel 35. Veggasi anche Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Arabe, 742 quinquies, tom. II, fog. 180 verso. Ibn-Abd-el-Hakem, al par che Ibn-el-Athîr, dà a Costante il nome di Costantino e lo dice figliuolo di Eraclio.
(182) Theophanes, Chronographia, tom. I, 558, seg. Veggasi anche Le Beau, Histoire du Bas Empire, lib. LXI, § 1, con le note del Saint-Martin, che crede si debba pronunziare Megegi il luogo di Mizize.
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