Come gli imperatori non trascuravano i mezzi umani di guardare gelosamente quel segreto, e come i chimici musulmani non seppero indovinar bene la composizione prima del tempo delle Crociate, cosģ i saggi di qualche officiale subalterno che passasse dai Bizantini agli Arabi, tornarono tutti vani. Forse le harrāke di Sicilia furono costruite con questo mezzo, e perņ imperfettamente, e perņ si disusarono; affidandosi meglio i Musulmani alle spade, alle lance e all'impeto e numero con che andavano all'arrembaggio.
La voce carraca, mutata poi in caracca, carrica, carraque ec., dą esattamente il suono della harrāka arabica, pronunziandosi anche cosģ la h nella voce genovese camālo, venuta dall'arabo hammāl, e in tante altre. La etimologia da harrāka mi pare assai pił naturale che quelle imaginate fin qui, su le quali veggansi Ducange, Glossarium medię et infimę latinitatis, alle dette voci; e Jal, Archéologie navale, tomo II, p. 211, seg.]
(526) Ibn-el-Athīr scrive harrāka. Ho messo la denominazione che senza dubbio davano i Greci.
(527) Ibn-el-Athīr, MS. A, tomo I, fog. 124 verso; Ibn-Khaldūn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, p. 109. Questi non parla del luogo della prima impresa navale dei Musulmani, ma sol dice che essi, trovata l'armata bizantina, la saccheggiarono; la quale frase, trattandosi di navi, non č pił precisa in arabico che nelle nostre lingue. Nel MS. di Ibn-el-Athīr, al contrario, č lasciato in bianco il nome del paese depredato dalla armata musulmana.
(528) Ibn-el-Athīr, l. c., e MS. C, tomo IV, fog.
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