Giunti alla capitale dell'isola (cioč Siracusa), la cinsero d'assedio." Le sconfitte dei Musulmani d'Affrica, alle quali si allude, non erano al certo quelle date da Nasar, che seguirono dopo la espugnazione di Siracusa.
      (680) Ancorchč gli scrittori musulmani non parlino di forze mandate dall'Affrica, si puņ creder questo alla Continuazione di Teofane. Si vedrą in appresso, per testimonianza del Baiān, che in questo tempo erano ritenuti prigioni in Palermo, senza dubbio per comando di Ibrahim-ibn-Ahmed, due suoi congiunti.
      (681) Ibn-el-Athīr, MS. A, tomo II, fog. 104 verso; e MS. di Bibars (che č copia d'Ibn-el-Athīr) nella Biblioteca di Parigi, Ancien fonds arabe, n° 669, fog. 43 recto. Leggo chiaramente in quest'ultimo MS., e con poco dubbio nel primo, il nome di Rametta.
      (682) Ibn-el-Athīr, l. c., dice "occupato alcun sobborgo" di Siracusa. La Continuazione di Teofane, lib. V, cap. LXIX, p. 309, similmente porta dato il guasto "alla campagna ed ai sobborghi" (tźn kōran kai ta proasteia.)
      (683) Veggasi il capitolo III del presente Libro.
      (684) Cum turris juxta mare, ad ipsum portum majorem ędificata, ubi dextrum cornu (keras) oppidi protenditur ec. Cosģ nella versione di M. Hase. La penisola d'Ortigia č bislunga. Quel dei lati maggiori che guarda a ponente mette fuori due braccia, l'uno dei quali dritto verso mezzodģ, e ristringe l'entrata del porto maggiore; l'altro, storcendo in su verso Maestro, forma l'istmo. Il lato di ponente che risponde al porto maggiore va detto dunque fronte della cittą; e l'istmo, ala o corno dritto.