(713) I cronisti musulmani affermano precisamente che l'esercito vincitore andasse via da Siracusa dopo due mesi. Teodosio scrive essere rimaso prigione per trenta dì; nel qual tempo i Musulmani ardeano e guastavano la città: e poi mandarono lui e gli altri prigioni in Palermo sotto la scorta dei negri; ma non che marciasse con tutto lo esercito. Queste due testimonianze perciò non si contraddicono punto.
(714) Solarium, nella versione; manca il testo greco.
(715) Demosterium; certamente il testo portava desmôtêrion.
(716) Si celebra il 10 del mese di dsu-'l-haggi, che quell'anno cadde nel 12 agosto 878, secondo il conto degli astronomi musulmani, e il 13, secondo il conto comune.
(717) Ex iis qui populo præerant. Qualche fakîh o sceikh.
(718) Non enim hoc fas esse, leggiamo nella versione latina. I Musulmani d'altronde non fecero mai sagrifizii umani, come par che pensasse Teodosio; e la legge risparmiava la vita ai preti cristiani.
(719) Tutto ciò da Teodosio, l. c.
(720) Chronicon Cantabrigiense, presso Di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 43, dice venuto a posta un che ricomprò i prigioni di Siracusa l'anno 6393. Il Rampoldi, Annali Musulmani, an. 886, al solito senza citare, scrive che fossero riscattati 4253 prigioni che si trovavano "nel solo ergastolo di Siracusa," e quasi altrettanti al Kairewân. Ma Siracusa era distrutta; i prigioni condotti in Palermo, come dice Teodosio, che dovea saperlo; e il numero non potea essere stato sì grande, che il quinto appartenente al governo sommasse ad ottomila e più, quanti si dice che ve ne fossero tra Kairewân e lo ergastolo di Sicilia.
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