IX, cap. VIII, tomo II, p. 211, seg.; D'Ohsson, Tableau général de l'Empire Ottoman, tomo V, p. 104, seg. Ho tolto via le condizioni di poco momento, e quelle che mi sembravano dipendenti da circostanze locali.
Correndo tante copie diverse dello accordo di Omar, ch'è tipo di tutti gli altri, parmi bene fare un sunto esatto del testo che ne dà Ibn-Khaldûn nel luogo citato, il quale mi sembra più compiuto di quanti se ne leggono qua e là, non escluso il testo di Kodûri. Lo credo altresì degno di attenzione per la bizzarra forma diplomatica, e perchè vi si trova il nome dei Cristiani di Egitto oltre quei di Gerusalemme e la assimilazione degli ortodossi agli scismatici.
Questo è uno scritto indirizzato al Servo di Dio Omar dai Cristiani di Siria e d'Egitto. Quando veniste a noi, vi chiedemmo l'amân per le nostre persone, figliuoli, beni e gente di nostra religione; onde stipulammo di non fabbricare nelle nostre città o nei dintorni alcun novello monastero, nè chiesa, nè romitaggio, nè riparare quelli che andassero in rovina nelle strade abitate da Musulmani. Stipulammo di più di lasciar entrare in quegli edifizii i capi e i viandanti, e dar ospizio e vitto per tre dì ad ogni Musulmano che ce ne richiedesse. Inoltre abbiamo pattuito di astenerci dalle cose seguenti:
Dare ricetto nelle chiese e case a spie che venissero ad esplorare le faccende dei Musulmani;
Leggere il Corano ai nostri figliuoli;
Promuovere la nostra religione facendo proseliti;
Attraversare i nostri parenti che volessero farsi Musulmani.
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