(903) Acheiroteukton. Forse si tenea venuta dal cielo; reliquia da rivaleggiare con la lettera della Madonna ai Messinesi.
(904) Accenna a Sabbatio, il cui nome troviamo presso gli scrittori bizantini. Tenea costui lo stesso romitaggio di un altro furbo che avea presagito lo impero a Leone l'Armeno. Consultato di nuovo l'oracolo da messaggi di Leone già fatto imperatore, Sabbatio gli mandò a dir villania, e che non sperasse nulla di bene, fin tanto che adorasse gli Idoli. Leone allora volle andare travestito a parlargli; e Sabbatio, che n'avea avuto avviso da un cortigiano, gliene sciorinò tante più; si fece credere ispirato, ec. Veggansi Theophanes continuatus, lib. I, cap. XV e XVI; Symeon Magister, De Leone Armeno, cap. III.
(905) Omelia 20a, nella edizione di Scorso. L'oratore qui fa menzione della effigie di Maria dipinta da San Luca con la cera e i colori, che si conservava tuttavia in Costantinopoli; p. 129. Il Baronio, Annales Ecclesiastici, anno 842, diè uno squarcio di questa omelia.
(906) Omelia 6a, p. 26, e omelia 40a, p. 288. Nella prima, il MS. di Madrid nota essere stata recitata dal pulpito arcivescovile. Quivi la invocazione è per gli imperatori al plurale; e nella seconda, al singolare: sembrano dunque composte, l'una avanti, e l'altra dopo l'854.
(907) Omelia 13a della edizione di Scorso, p. 80. Al tempo di re Ruggiero v'erano tuttavia molte popolazioni musulmane in Sicilia; ma il predicatore li avrebbe chiamato sudditi, non vicini.
(908) Polin taurou kai meneias
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